Vi racconterò una storia. C’era una volta… tanto tanto tempo fa…. quando iniziavo a frequentare la parrocchia dove poi sono cresciuto, un gruppo di giovanissimi…. ed io fui invitato. Allo scadere del mese di ottobre, come di regola (ma io non conoscevo le regole!) insieme agli altri fui invitato ad aderire all’azione cattolica con il famoso tesseramento…
Ma cosa era questo tesseramento? Diventavamo schedati per che cosa? Ma in fondo cosa volevano questi dell’AC da noi… noi volevamo stare in compagnia…. Dire qualche preghiera al campo scuola…. Fare qualche bravata… Qualcuno chiacchierava e dissentiva, ma poi ci tesseravamo tutti. Mamma ci dava le diecimila lire, le portavamo in parrocchia e puntuali spuntavano tra l’otto e il 12 dicembre le tessere….
Tornavo a casa contento, OK! … ma con questa tessera cosa ci facevo?
Passavo un paio di giorni a leggere le firme, guardavo i disegni e puntualmente la mia tessera finiva in un cassetto del mio comodino …. E fino all’anno successivo riposava lì. Quando poi arrivava la festa dell’adesione si riapriva il cassetto…. Il solito paio di giorni a guardare distrattamente slogan e figure colorate e giù nel cassetto …. Un gran letargo!
Poi le responsabilità crebbero e in AC ero animatore, poi consigliere, poi educatore…. E poi diocesano e poi regionale… E la tessera piano piano finì per arrivare nel mio diario di scuola…. Come segnalibro… Non l’avessi mai fatto! Una serie di pregiudizi e di burle da parte dei compagni di classe …. E la tessera per evitare che mi fosse si scandalo …. Finiva nell’amato cassetto… ma non era più il cassetto del comodino bensì della mia scrivania … ed io aprivo quel cassetto almeno 5/6 volte , almeno ogni volta che mi sedevo a studiare. Lei da brava tessera in cartone piano piano uscì e si fece largo sulla mia lampada… una di quelle con il flessibile cromato e la coppa verde cui fu “inchiodata” con un magnetino. Passò una tessera, poi un’altra… poi le misi in una piccola cornice in plexiglass e me la misi accanto al letto. Divenni universitario e a quel punto la mia sede cambiò…. E decisi che la tessera sarebbe venuta con me…. Nel mio astuccio tra evidenziatori e matite… poi si mescolò con provette e alambicchi del laboratorio… infine un giorno me la ritrovai nel libro di cardiologia … La tessera era sempre con me, ma si spostava e ogni tanto si faceva notare. Me la portai all’estero, poi rientrò in Italia con me, in treno.
Come prevedibile, però l’ultima tessera per anni rimase in uno degli scatoloni di ricordi… si coprì di polvere. Certo, il trasferimento, la necessità di alleggerire i bagagli, i contratti di lavoro disparati, un matrimonio, una nuova casa… la tessera era scomparsa… almeno dagli occhi e dalle mani.
Ma in un giorno speciale di qualche anno fa, riprendendo a lavorare per l’educazione dei miei figli decisi che avrei di nuovo aderito a quel grande progetto d’amore che è l’AC… e la tessera rientrò a casa mia, casa nostra. Dove collocarla? Ci pensai… lei stazionò un po’ vicino alle chiavi all’ingresso… poi finì tra la mia tessera sanitaria e la patente, sempre con me, sempre in tasca, in ogni angolo del mondo, senza più vergogna e falso pudore. Ad ogni sosta in autostrada pago il caffè, ed esce la tessera. Vado in farmacia, esibisco la tessera sanitaria e lei, la mia tessera di AC fa capolino. Pago il pane e spunta di nuovo. Mi fermano i Carabinieri per i soliti controlli, estraggo la patente e mi cade la tessera di AC!
Un pezzo di carta, una prova tangibile del mio sì alla grande famiglia di AC.
La mia tessera ha viaggiato molto e se potesse viaggerebbe ancora. Perché scrivere la storia di una tessera proprio oggi? Perché oggi rinnovo la mia adesione, ma quest’anno in maniera ancora nuova… come presidente parrocchiale mi è toccato di firmare le tessere dei nostri associati. Ed infatti la mia tessera è spuntata da un folto mazzetto di tessere. Abbiamo festeggiato il nostro sì davanti ad amici e parenti ed abbiamo benedetto centocinquantasei tessere che scriveranno altrettante storie, che intrecceranno amicizie, gioie, delusioni, emozioni e vicinanza al nostro Signore.
La mia tessera in mezzo a quelle dei fantastici ragazzi ed amici dell’AC S.Giovanni Bosco di Vasto mi ricorda quanto il Signore mi abbia educato perché io gli sia accanto e quanta strada ancora dobbiamo fare per vivere in pienezza il senso di comunità.
Lo stile di una tessera non è uno stile da “palco”, no. Lo stile di una tesserina di cartone è uno stile di carità. Si esprime in silenzio. Si alimenta di ostia. Si muove senza clamore. La mia tessera ha i piedi, vive! E sa dove andare… un giorno sarà nel mio cuore. Io non faccio l’AC , io sono di AC.