Carissimi amici tutti
È tanto che non vi scrivo, ma come ben sapete i molteplici impegni e i vari lavori mi hanno impedito un po’ di farlo. Non vuole essere un modo un po’ scontato per trovare scuse, ma un farvi parte anche di quello che sto vivendo in questi ultimi mesi, o primi mesi da settembre in poi.
Veniamo al punto. Mentre stavo scrivendo ai giovani per la festa di Maria Immacolata, Festa dell’Oratorio, facevo riferimento all’incontro di Don Bosco e Bartolomeo Garelli, e notavo, anche io per la prima volta, pur conoscendo bene questo incontro così importante per la storia dei nostri Oratori, come proprio nel nome del primo ragazzo fosse già scritta una storia vissuta nella relazione della paternità e figliolanza.
Spiegavo velocemente ai giovani come il nome filiale Bar-Tolomeo, in ebraico, con il suffisso “Bar” che significa Figlio, fosse inscritto proprio quella relazione di cui vi parlavo sopra.
Scherzi del destino? Casualità della storia? E se fosse stata la Provvidenza di Dio? È storia di salvezza quindi. Una storia che passa attraverso un sogno suggerito da Dio – come i grandi sognatori dell’Antico Testamento – e l’umana umanità di due persone. Una storia che ha una valenza teandrica, parola difficile che in un colpo solo mette insieme il divino e umano intimamente connessi: l’incarnazione di Cristo. Una storia che non si avvita su se stessa ma “svita” la vita avvitata di un uomo/orfano/prete e un ragazzo/immigrato/ orfano, entrambi in ricerca di una grande storia: la storia di un prete in ricerca di un padre che si fa padre, la storia di un ragazzo in ricerca di un padre che si ritrova comunque figlio finalmente di qualcuno.
Questa storia di paternità e figliolanza è una storia antica quanto il mondo. Siamo un po’ tutti in ricerca come Telemaco di un padre perso o che si è perso. Come tutti siamo un po’ figli che ci siamo persi in mille strade della vita. Abbiamo tutti bisogno di un Padre che ci ricerchi come un Pastore la sua pecorella, o che ci attenda e ci abbracci come un Padre Misericordioso. Abbiamo tutti bisogno di sentirci chiamare padri per riversare il nostro amore su figli.
La storia di Don Bosco, la storia di Bartolomeo sono paradigmatiche delle nostre storie. Una cosa è certa oggi il mondo ha bisogno di padri che riconoscano figli che talvolta fanno fatica a riconoscere i padri. C’è bisogno di educazione, educere, cioè di “tirare fuori” il meglio di noi stessi per amare e farsi amare, sia che sia padre., sia che sia figlio.
C’è bisogno di ricordarsi comunque che c’è un Padre che è in ricerca dei suoi figli e che non si arrende davanti a niente. Dio Padre, immagine vera di ogni paternità che ci ama e ci dice: “Questi è il Figlio mio, il Prediletto”.
C’è bisogno di paternità che si prende cura, che protegge, che indirizza, che corregge e sorregge i figli. C’è bisogno di figli che ci prospettano il futuro, la novità, la freschezza e il desiderio di protagonismo.
Sia Don Bosco, sia Bartolomeo hanno espresso, vissuto questo. È una storia da ri-vivere.
Buona festa, a tutti voi, dell’Immacolata e dell’Oratorio.
Don Massimiliano