Un antico detto che sempre ripeteva mia nonna, recita ”Chi ha la mamma non pianga”, e in poche parole racchiude tutto il simbolismo legato alla figura materna che ci dona la vita e ci accompagna sempre.
La società moderna pretende tanto dalla donna, che non è più confinata in una vita dedicata esclusivamente alla famiglia, ma afferma il suo ruolo anche nell’ambito economico e sociale cercando una giusta parità e opportunità.
E le vediamo ogni giorno le mamme di oggi affannarsi dietro alla scuola, all’ufficio, alle attività extra scolastiche tra una riunione e l’altra, il cartellino da timbrare e la spesa da fare.
Sempre divise tra gli impegni di donne lavoratrici e il cruccio di non passare abbastanza tempo con i propri figli e in famiglia, in una lotta continua con il senso di colpa di non fare abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti. L’arrivo di un bambino, poi, crea sempre un grande sconvolgimento a prescindere, non fosse altro per la stanchezza, i cambiamenti fisici e la nuove responsabilità da affrontare.
Questo mese di maggio dedicato a Maria e alle mamme, oggi più che mai, ci ricorda quanto straordinaria sia la donna come creatura concepita per dare amore. E amare significa accogliere, proteggere, prendersi cura e guidare: tutti gesti che le donne riescono a compiere nel loro quotidiano con la naturalezza di chi ha una predisposizione congenita, che segue un istinto naturale.
Starò sbagliando? Mio figlio cresce ed io starò perdendo qualcosa di questo tempo che non tornerà più? Questa è la domanda che spesso si pone una mamma, la più comune, la più frequente. Non si diventa genitori con un manuale di istruzioni in dotazione quando nasce un bambino, è vero, e a quel dubbio solo la vita risponderà e nella nostra limitata conoscenza avremo sempre qualcosa che tornando indietro, faremmo diversamente. Cosa significa, allora, vivere la genitorialità nella maniera più “giusta”, se esiste un modo giusto?
Possiamo farci presenza e cercare di essere la versione migliore di noi stesse, accettando i nostri limiti, mostrandoci nella nostra autenticità che non toglie nulla alla relazione con i nostri figli, ma la arricchisce di umanità e confronto creando dialogo. Se è vero che si educa con l’esempio, accettando le nostre fragilità, stiamo insegnando ai bambini che si può guardare i propri confini e nel momento in cui si vedono, superarli e ridisegnarli. Stiamo dicendo loro che anche se non perfetti, meritano nella loro unicità, affetto e rispetto, che possono sbagliare, essere stanchi, avere il diritto di dire di no. Allo stesso tempo, ci stiamo concedendo il permesso di godere il tempo che vivremo con loro, spogliandolo del senso di colpa che ci attanaglia e inquina quello spazio di amore reciproco che, a prescindere dalle lancette dell’orologio che girano, diventerà infinito.
I nostri figli, infatti, non hanno davvero bisogno di tutto il nostro tempo, tutta la nostra attenzione, di una presenza fissa nella loro giornata e, se ci pensiamo, anche esistesse la concreta possibilità di vivere una simile simbiosi, ci sarebbero altri tipi di problemi da affrontare. E’, invece, importante che sviluppino la loro autonomia attraverso quell’attaccamento sicuro che li vuole esploratori del mondo e della realtà, nella certezza che alle spalle ci siano figure genitoriali presenti per permettergli di farlo in sicurezza. Dobbiamo, quindi, considerare la qualità del tempo che si passa con i propri bambini: parlare di come ci si sente e dare a loro la possibilità di fare altrettanto, prendersi un momento per giocare, per raccontare la giornata, ma anche condividere le piccole faccende che servono ad organizzare e pulire gli spazi che viviamo o semplicemente una passeggiata, progettando altre cose da fare insieme. Nella frenesia delle giornate è, dunque, importante creare una routine che stabilisca un tempo solo genitore-bambino: un appuntamento fisso che dia ad entrambi la certezza di un momento quotidiano esclusivamente loro e, per questo, preziosissimo. Tutte le mamme lo sanno che quando si è più stanche o tristi, la carezza di un bambino è più efficace di qualsiasi ristoro, esattamente come per un figlio, il bacio della mamma toglie il bruciore di qualsiasi bua: è la medicina dell’amore che cura ogni dolore, anche quelli che vengono dal non sentirsi adeguati. Buon mese della mamma!
Chiara Vinciguerra
Consulente Coniugale e Familiare
Associazione Centro di Ascolto alla Persona “Armonia”