Essere Eroi! Questo è un po’ il nostro sogno segreto. Chi non ha mai sognato di esserlo. Nascondo in un atteggiamento dimesso e solingo, si nasconde un Super Eroe! Noi uomini e donne siamo così. È vero la letteratura classica, come anche la fumettistica contemporanea ci hanno portato ancor più, non ha credere ma sognare di nascondere dentro di noi un Eroe!
È pur vero anche che è la parola che troviamo “postata” dalla cronaca, sul torace a mo’ di medaglia su quelle persone che hanno compiuto “un’impresa” incredibile, di cui appunto leggiamo sui giornali o sentiamo alla TV.
Sono gli uomini senza paura e senza macchia che affrontano la realtà e la vincono! Sempre!
Ma è qui l’errore: la qualifica di eroe viene data a chi compie cose incredibili e, poiché purtroppo per noi, la possibilità di essere citati come eroi è una possibilità molto remota, passiamo dalla venerazione al “rosicamento”: io non sarò mai un eroe! E rosichiamo davvero quando una persona assurge al trono olimpico degli Eroi, poiché, tutti dentro, nel nostro cuore viviamo la Sindrome del Supereroe.
Quindi parafrasando una frase di una canzone “uno su mille ce la fa”, noi siamo in attesa del nostro momento, il nostro momento di gloria.
Ma poiché questo momento sembra tardare ad arrivare, ecco che percepiamo la nostra realtà grigia: il quotidiano diventa il luogo dell’insoddisfazione personale, della noia, del non “successo”, inteso non accaduto e non potere e gloria. Continuiamo a sognare di diventare eroi e invece siamo solo degli esseri umani. CI sentiamo, perdonatemi il francesismo, delle “pippe”!
Ma è proprio da questa convinzione che si può profilare la possibilità del nostro “riscatto”, poiché il Signore Gesù si serve proprio di chi nella vita si sente il “signor nessuno” per farne un Santo. Si possiamo essere santi nel nostro tetro e noioso quotidiano! Perché chi il Santo, se non una persona che attraversa ogni giorno il suo quotidiano, senza essere alla ricerca del Giorno di Gloria? E lo attraversa calzando gli scarponi dell’ultimo della fila, della persona insignificante, non capace di atti eroici, insomma del “povero cristo”.
E il santo è una persona normale, come direbbe Giovanni Scifoni, attore italiano: “il santo è alto, basso, bello, orrendo, genio, non sa fare niente, simpatico, noioso…” insomma il santo è SE STESSO!
È colui che affronta la vita con le sue fragilità e grandezze. È colui che come direbbe Papa Francesco è peccatore: “non esiste santo senza peccato e peccatore senza futuro”.
Il santo è chi si sporca i suoi scarponi grossolani sulla terra degli uomini senza aver la paura di sporcarsi perché anche lui è un povero “sporco”. Il santo è colui che si china verso chi come lui cammina sulla terra, ma che ha non solo le scarpe infangate, ma anche tutto il vestito, poiché la sua fragilità, la sua cattiveria a fatto si che cadesse a terra. E il santo è lì, si sporca gli scarponi ancor di più ma aiuto quell’uomo a rialzarsi.
Gli scarponi del santo sono spesso sporchi, ma sa bene come e dove andare a ripulirli: nella Grazia di Dio che ben spazzola via ogni tipo di fango!
Insomma i Santi sono persone come noi e non eroi. Sono persone che hanno le loro paure, si macchiano e non sempre vincono come l’Eroe senza paura e senza macchia e sempre vincitore. I santi sono coloro che si sono fidati di Dio, perché se si fidavano di se stessi avrebbero fatto altre scelte.
I santi possiamo essere noi se affrontiamo ogni giorno il nostro quotidiano grigio e aiutiamo gli altri ad affrontare il loro quotidiano, anche esso grigio e talvolta nero.
E allora possiamo dire con Sant’Agostino, che certamente conosceva il cuore degli uomini, perché aveva imparato prima a conoscere il suo, che era un cuore malato: “Tu Signore hai fatto il nostro cuore per te e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te!”. E ancora con lui possiamo dire a proposito dei santi e di noi: “Si isti et istae, cur non ego?” Se questi e queste (se questi santi e sante sono stati capaci di tanto), perché io no? O per meglio dire: Io potrò le grandi cose di cui sono capaci questi e queste, non perché ne sono capaci loro, ma perché, come loro, potrò contare sull’aiuto di Dio.
Don Max